A questa iniziativa ha partecipato una delegazione italiana invitata dal Ministero dell'Industria e del Commercio Israeliano composta da 6 business angels.
L'evento, intitolato "L'età dell'oro degli imprenditori israeliani", ha dimostrato la spessore e la dinamicità del settore high tech in Israele.
La Conferenza ha avuto 1300 partecipanti, fra i quali 400 imprenditori di startup e 400 operatori esteri, complessivamente testimoni di un ecosistema ben radicato nel paese. Ecosistema dove le differenti componenti appaiono ben bilanciate e determinate, ed abituate ad operare insieme in modo sinergico.
Gli operatori che formano l’ecosistema israeliano sono:
i fondi di venture capital: 16 fondi hanno in gestione 2,3 Miliardi di Dollari e altri 28 stanno raccogliendo ulteriori 2,7 Miliardi USD. Hanno le spalle robuste e le competenze manageriali per accompagnare le neoaziende sui mercati mondiali. Il primo criterio di selezione delle imprese da finanziare è molto semplice: le start up devono puntare ad un mercato obiettivo di almeno mezzo miliardo di Dollari. Il track record di operazioni di successo conferma l'efficacia di questo gruppo di operatori: alcune recenti exit sono state verso PayPal (169 Milioni USD), Microsoft (100 Milioni USD), NetApps (121 Milioni USD), GE Healthcare (42 Milioni USD), France Telecom (21 Milioni USD);
i business angels sono una comunità, dove coesistono club organizzati e singoli. Sono una risorsa per i neo imprenditori, nella fase iniziale quando non hanno ancora le caratteristiche per entrare nel radar del venture capital. Numerosi business angels sono a loro volta ex imprenditori dell'high tech che hanno venduto aziende di successo ed ora mettono a disposizione delle nuove iniziative importanti mezzi finanziari ed esperienza imprenditoriale: uno fra tutti Dov Moran, l'inventore della chiavetta "USB". I business angels possono contare su diverse società di servizi che fanno deal screening e gli offrono progetti d'investimento selezionati e negoziati con criteri professionali;
i neo-imprenditori: hanno a disposizione una rete di 24 incubatori, (22 privati e 2 pubblici) che forniscono accompagnamento tecnologico, d'impresa ed amministrativo e, ultimo, ma non meno importante, finanziamenti. Questi ultimi erogati secondo un sistema di governance che bilancia l'iniziativa privata con l'indirizzo pubblico al fine di orientare i finanziamenti verso idee, buone, ma ad uno stadio iniziale, che il privato difficilmente prenderebbe in considerazione per l'elevato rischio. Pur con questo profilo di selezione, nel 2007 il 67% delle idee finanziate ha avuto successo. Successo misurato con un metro pragmatico: è di successo la startup, che trascorsi i 24-36 mesi nell'incubatore raccoglie fondi privati per proseguire l'attività;
le Università: stimolano la generazione di idee e favoriscono lo spirito imprenditoriale negli studenti, avendo pari attenzione per la ricerca pura e per la ricerca applicata in compartecipazione con le imprese del paese. Caso significativo è il Technion, Università scientifica di Haifa, che fra gli altri ha una cattedra di "Imprenditorialità ed Innovazione" tenuta dal Prof. Uzi de Haan, già fondatore e CEO di Philips Israel. Il Technion ha organizzato l'ufficio di Technology Transfer in due divisioni, che mappano i due macro obiettivi dell'ufficio:
protezione della proprietà intellettuale (ILO) che assiste il personale universitario nella definizione ed attuazione della strategia brevettuale;
business development, vero e proprio ufficio di sviluppo commerciale, che ha l'obiettivo di sviluppare le relazioni con le imprese per favorire progetti di ricerca congiunta e per trovare partner per le spin-off universitarie;
le imprese, quali Intel, Motorola, Microsoft, solo per citarne alcune, presenti nel paese con laboratori di R&D, che fanno ampio ricorso alle università per progetti di ricerca congiunta. Come visto in precedenza spesso costituiscono l'exit per le neoimprese di successo;
l'Ufficio del "Chief Scientist" (OCS), organo appartenente al Ministero dell'Industria e del Commercio. Questo ente, totalmente pubblico, è stato in grado, partendo da zero nei primi anni '90, di creare tutto questo ecosistema. Con operazioni mirate ed efficaci ha compiuto due operazioni simmetriche e sinergiche: ha creato il fondo Yozma, che come fondo di fondi ha dato il via al settore del venture capital ed ha creato il sistema degli incubatori d'impresa. Entrambe operazioni di successo, che appena sono state in grado di camminare con le loro gambe sono state privatizzate: Yozma nel '97 e gli incubatori nel 2002. Privatizzazione lungimirante che ha permesso al pubblico di cedere il timone ai privati nella gestione degli strumenti, mantenendo tramite fini regole di governance l'indirizzo del settore. Questo ufficio centralizza a livello nazionale il governo dell'innovazione ed è gestito da manager competenti, che sono in grado di cogliere gli indirizzi politici e di trasferirli in pratica, difendendo il loro incarico ed i budget loro assegnato con i risultati ottenuti. Occorre evidenziare che:
oggi l'Ufficio del "Chief Scientist" opera con un budget complessivo di 300-400 Milioni di USD, veramente limitato se paragonato all'effetto sull'economia locale;
alcuni dei suoi manager, sulla base dei risultati ottenuti, sono rimasti in carica con governi di orientamento politico molto diverso, che si sono succeduti in Israele dai primi anni '90;
Questo ecosistema, non solo è cresciuto con tassi di sviluppo a due cifre negli ultimi dieci anni, ma ha anche trasformato una minaccia in un'opportunità. La grande emigrazione dalla ex Unione Sovietica degli anni '90 ha portato nel paese centinaia di migliaia di tecnici qualificati, che sono stati integrati nell'ecosistema ed anzi lo hanno rafforzato grazie alle loro competenze ed ad loro spirito imprenditoriale.
L'esperienza di Israele contiene diversi spunti utili per l'Italia, che pur con le dovute differenze si trova ora a dover rimettere in moto la crescita del paese attraverso l'innovazione:
- un organo pubblico (OCS) che governa l'ecosistema, privilegiando le logiche tecnologiche alle logiche politiche, con l'obiettivo di limitare l'intervento dello stato allo stretto necessario e lasciando spazio all'iniziativa privata appena possibile, anche riducendo in tal modo la propria area d'influenza;
- fondi pubblici che trainano fondi privati per favorire lo sviluppo del venture capital e dell'angel investing, con un sistema di incentivi che assorbe parte del rischio nelle fasi iniziali;
- efficace collaborazione fra impresa e università per la ricerca;
- sistema di incubatori "a valore aggiunto" specializzati per settore industriale, che agiscono in sinergia, pur competendo fra loro per attrarre le nuove start-up;
In Italia, abbiamo un vantaggio rispetto ad Israele: le nostre competenze di paese non sono limitate all'high tech, ma abbiamo diversi settori industriali dove ci distinguiamo ed abbiamo una forte cultura, solo per citarne alcuni: moda, arredamento, agroalimentare, macchine utensili ed automatiche, automotive.
Il nostro paese potrebbe cogliere le best practices sviluppate in Israele, declinarle in modo da sfruttare le peculiarità che ci differenziano e quindi avviare un reale percorso di crescita fondato sull'innovazione e sull'investimento in capitale di rischio.
Per approfondimenti:
http://www.iva.co.il/ Israel Venture Association
http://www.ivc-online.com/ Israel Venture Capital Research Center
http://incubators.org.il/ Ministero industria e commercio - progetto incubatori
http://www.matimop.org.il/ Ministero industria e commercio - progetto di cooperazione industriale - Europa